Pochi secondi letali di Bocelli e Baglioni a Sanremo
Ad accomunarli la mancanza di misura, l’assenza di grazia, e l’idea che il canto sia una questione di decibel
Si dice che il caso sia lo pseudonimo di Dio. Forse è stato Dio, pertanto, a farmi passare davanti a un televisore proprio nel momento del duetto fra Vocione e Stridulo. Avevo deciso di risparmiarmi il festival per motivi politici: temevo predicozzi invasionisti. Ugualmente mi è capitato di vederne un frammento, non politico bensì musicale. Pochi secondi ma letali: ognuno dei due gorgheggiatori ha uno specifico problema canoro, questo lo sapevo, ma non sapevo che in coppia potessero rappresentare un simile affronto a Santa Cecilia e alle muse tutte. Vocione tenoreggiava sull’orlo del ridicolo, mentre Stridulo al posto delle corde vocali dimostrava di avere delle unghie, le famose unghie sulla lavagna: ad accomunarli la mancanza di misura, l’assenza di grazia, e l’idea che il canto sia una questione di decibel. Forse è stato Dio a farmi passare davanti a un televisore proprio quando c’erano Bocelli e Baglioni: per farmi tornare a Palestrina.