Ammalarsi di bibliofilia
Comincio a credere che l’antropocentrismo e l’eurocentrismo e il maschiocentrismo si possano ormai reperire solo nelle librerie antiquarie
Credevo di esserne esente e per una vita i libri li ho buttati, o regalati o venduti, senza pensarci due volte. Credevo di esserne esente ma alcuni sintomi mi avvisano che sto incubando la bibliofilia. Comincio a credere che l’antropocentrismo e l’eurocentrismo e il maschiocentrismo si possano ormai reperire solo nelle librerie antiquarie. Che i migliori libri sulla caccia siano fuori catalogo. Che racconti e romanzi con protagonisti virili siano fuori mercato, in attesa di diventare fuori legge. In uno studio bibliografico di Vicenza sono riuscito a procurarmi una copia ingiallita de “I magnasoéte” (i mangiatori di civette) di Virgilio Scapin: “La s-ciopa è un simbolo del potere dell’uomo sulla donna (tasi fémena se no te sbaro con la s-ciopa) della sicurezza della famiglia e delle proprietà (se vien i ladri ghe sbaro con la s-ciopa)”. Chi parla più un simile dialetto? Chi usa più lo schioppo come scettro? Chi mangia più civette? Chi scrive più, chi pubblica più libri del genere? Sia lodata la bibliofilia, malattia necessaria: soltanto i vecchi libri superano le nuove censure.