La vecchia e ricca gatta di Karl Lagerfeld è emblema di questa Europa
Lo stilista morto martedì ha lasciato parte del cospicuo patrimonio alla sua gatta: aver sostituito la prole con il pet è una causa del vuoto demografico
Karl Lagerfeld fece notare, indignato, che in Germania con Hitler avevano ammazzato milioni di ebrei e con la Merkel avevano importato milioni dei loro peggiori nemici, riferendosi ai maomettani siriani accolti con cori e fanfare nel 2015. Oggi è morto e ha lasciato parte del cospicuo patrimonio alla sua gatta. Io faccio notare, pacato, che Lagerfeld era un superdandy nicciano, lo sprezzante sommo sacerdote della sterile setta della moda, un raffinatissimo, coltissimo bibliofilo, e un europeo banalissimo. Perché proprio l’europeo medio o mediocre, il caucasico bragacorta che mai indosserebbe i candidi collettoni dello stilista defunto, è convinto che trattare gatti e cani come fossero persone, come fossero bambini, sia senza conseguenze. Aver sostituito la prole con il pet è invece una causa del vuoto demografico oggi colmato da stranieri fecondi e infidi, ben di rado amici degli ebrei, spesso nemici dei gatti (in Ghana i gatti non li mettono nel testamento ma nel forno). La vecchia e ricca gatta di Karl Lagerfeld, accudita da due badanti, sia emblema di questa Europa defedata.