Compro libri e cravatte per non pensare alla morte
Lo so che non mi allungheranno la vita di un minuto, ma oniricamente immagino che possano farlo
Un altro mercoledì delle Ceneri e fra poche ore il sacerdote, imponendo le medesime, probabilmente pronuncerà la formula “Convertiti e credi al Vangelo!”. Anziché la più ecumenica, icastica e poetica “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Tutti, salvo forse alcuni californiani gonfi di soldi e di hybris come Elon Musk e Peter Thiel, sono capaci di credere alla propria mortalità, mentre soltanto pochi sono capaci di convertirsi. Io per esempio a Matteo 6,19 ci credo: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano”. Eppure continuo ad accumulare libri e cravatte e immagini, e lo faccio come se gli oggetti amati potessero costituire un muro fra me e il mondo e la morte. Joan Fontcuberta parla del collezionare come di “volontà di durare”. Io parlerei piuttosto di “sogno della durata”: non sono scemo del tutto, razionalmente so bene che la cravatta arancione comprata lunedì non può allungarmi la vita di un minuto, ma oniricamente immagino che possa farlo. Prego di risorgere insieme alle mie cravatte, in un luogo senza tignole né ruggine né ladri, e senza polvere: proprio il paradiso.