I vignaioli siano considerati migliori dei cuochi
I primi sono, per forza di cose ossia di vigne, radicati, i secondi sono ormai quasi tutti, per via di ingredienti esotici, influssi asiatici, ricette allogene, sradicati
I vignaioli siano considerati migliori dei cuochi. I vignaioli sono, per forza di cose ossia di vigne, radicati, i cuochi sono ormai quasi tutti, per via di ingredienti esotici, influssi asiatici, ricette allogene, sradicati (e chi è sradicato sradica, avverte Simone Weil). I vignaioli sono dunque intrinsecamente religiosi, magari gnostici come i biodinamici ma pur sempre religiosi, mentre i cuochi sono scettici, agnostici, cinici. Nei casi più osceni, perfino ironici. I vignaioli sono legati alla natura, i cuochi alla sottocultura delle mode. I vignaioli hanno pacificanti ritmi annuali, i cuochi frenetici, nevrotici ritmi giornalieri. I vignaioli sono filosofi, i cuochi sono stilisti del gusto. I vignaioli sono personaggi letterari, i cuochi, quando gli va bene, vip televisivi. I vignaioli sono i custodi di Enotria e pertanto d’Italia, i cuochi svendono la cucina della nonna. I vignaioli quando muoiono lasciano il testimone ai figli, i cuochi quando invecchiano abbassano la serranda. Stasera si spenga MasterChef e si comincino a imitare, o almeno ad ammirare, i vignaioli.