Morte, del maschio, a Venezia
Quella della Biennale Arte che apre l’11 maggio sarà un'edizione antiuomo
Morte, del maschio, a Venezia. La Biennale Arte che apre l’11 maggio non esporrà, negli spazi principali, artisti italiani di sesso maschile: solo due artiste. Non andrà molto meglio nel padiglione Italia: Milovan Farronato, “primo curatore no gender conforming”, insomma un signore con tacchi e rossetto siccome a Venezia 2019 il maschio va seppellito bene, per rappresentare l’arte nazionale ha scelto due donne e un uomo, forse sfuggito all’ecatombe perché saggiamente vive all’estero. Anche a livello complessivo l’arte virile in Laguna fa naufragio: 43 artiste e solo 38 artisti, fra cui validi pittori afroamericani e angloafricani perché il maschio non bianco al direttore-attivista Ralph Rugoff dispiace meno, fissato com’è con “rifugiati, migranti, disuguaglianze”. Nel discorso di presentazione, Rugoff ha omaggiato Umberto Eco: l’unico maschio italiano buono è quello morto. La morte del maschio è il vero obiettivo di questa biennale antiuomo che umilia l’arte riducendola a pretesto e dove, per dirla con Roger Scruton, la discriminazione è perpetrata in nome della non discriminazione. Tutti i maschi vivi, e che tali vogliono restare, sappiano che dall’11 maggio a Venezia c’è il colera.