Franzen, conservatore involontario
Si proclama di sinistra e giura di aver votato Hillary ma poi gli scappano due esempi che difendono Trump
Jonathan Franzen è un buffo caso di conservatore involontario. In “La fine della fine della terra” (Einaudi), una lettura proprio divertente, gli esempi abbondano. Mi limito a due, uno politico e l’altro ambientale. Primo esempio. Si proclama di sinistra e giura di aver votato Hillary Clinton ma poi gli scappa: “L’unica cosa negativa che non si poteva dire di Trump era che avesse limitato in qualsiasi modo la libertà di espressione. I suoi tweet bugiardi e prepotenti erano libertà di espressione all’ennesima potenza”. Poiché per un intellettuale la libertà di espressione è la cosa più importante, Franzen senza volerlo ci ha mostrato come soltanto un lavoratore manuale possa essere anti-trumpiano senza essere in malafede. Secondo esempio. Si dichiara angosciato dal cambiamento climatico e vuole ridurre (non ho capito come) le emissioni di CO2 ma poi gli scappa: “In tempi recenti la Georgia del Sud è diventata ancora più ospitale per la crescente popolazione di pinguini, perché il rapido ritiro dei ghiacciai sta liberando zone adatte alla nidificazione”. Poiché Franzen per i pinguini va praticamente pazzo (nel libro ne scrive a lungo con comico entusiasmo), ecco che senza volerlo ci ha svelato come il riscaldamento globale lo abbia reso un birdwatcher felice. Lunga vita a Jonathan Franzen.