Elogio di Les Murray: poeta e cardinale laico
Munito di porpora, l'intellettuale australiano avrebbe ribadito con maggiore autorità la peculiarità di Cristo, la sua incompatibilità con tutti gli ismi
“Il vero dio dona corpo e sangue suo. / Gli idoli a te chiedono il tuo”. Scenda la benedizione del Signore sul grande (e anche grosso) poeta Les Murray, morto nell’Australia rurale di cui fu cantore. Per gli autori dei necrologi è un Nobel mancato, per me è molto di più: un mancato cardinale. Un cardinale laico, di quelle figure presenti nella Chiesa prima dell’attuale clericalismo. Munito di porpora, Murray avrebbe ribadito con maggiore autorità la peculiarità di Cristo, la sua incompatibilità con tutti gli ismi. Era nato presbiteriano ma a 26 anni si fece cattolico e per tutta la vita produsse autentica poesia e assoluta ortodossia. Preferì sempre l’eucaristia all’ideologia: “Facevo il traduttore all’Istituto al tempo / in cui essere poeta accreditato / significava metter firme per il Vietnam. / Disprezzando il baratto non lo feci”. E come san Francesco non temeva di usare, qualora necessario, il turpiloquio: “Oggi le menti fini cercano di / svezzarci dalla religione. / Vadano in culo. Io ti auguro Dio”.