Evviva la pioggia che ha liberato la mia Parma dai turisti
Per fortuna che era troppo freddo: nessuno in braga corta. Nessun turista e quasi nessun indigeno. Nessun cane e nessun cagnista
Nessuno in mia presenza definisca “brutto tempo” la pioggia, specie se fitta e fredda come quella di domenica. Erano mesi che non vedevo Parma così, anzi erano mesi che non vedevo Parma, solitamente coperta da uno spesso strato di lebbra turistica. Approfittando del divino diluvio, dell’insperato ritorno dell’inverno, mi sono messo l’impermeabile imbottito, i pantaloni di pelle, gli stivali, il berretto di pelle, e mi sono fatto tutta Strada Farini, abituale ritrovo dei bragacorta. Nessuno in braga corta. Nessun turista e quasi nessun indigeno. Nessun cane e nessun cagnista. Nessun fascista e nessun antifascista (fosse piovuto così durante le feste comuniste di primavera, 25 aprile e 1° maggio, non mi sarei dovuto rintanare in casa). Non c’era nemmeno il sindaco Pizzarotti, che in Strada Farini si incontra sempre e mi tocca pure salutarlo. Nessuno seduto ai tavolini e dunque, meraviglia delle meraviglie, nessuno a bere spritz (a giudicare da quello che vedo nei giorni di sole, la gente non viene a Parma per ammirare l’Antelami o il Correggio, il Parmigianino o il Regio, la gente viene a Parma per bere spritz). Poi mi sono fatto tutta Strada Repubblica, guardando le vetrine, l’asfalto lucido, il cielo plumbeo elargitore di tanta grazia che in montagna significa neve che a sua volta significa acqua per i campi in estate. Poi sono andato ad ascoltare un po’ di vespri alla chiesa ortodossa. Non ci ho capito niente, in compenso ho avuto una sorta di visione: le donne erano tutte col capo coperto, evidentemente i fratelli separati sono ancora uniti a San Paolo (Corinzi 11), speriamo che il Papa in Bulgaria non li abbia convinti ad apostatare. Nessuno in mia presenza definisca “brutto tempo” la pioggia, specie se fitta e fredda: è il tempo che mi allarga il cuore.