Resistere alla tendenza ovvia nell'arte contemporanea
Il gusto personale non esiste, esistono solo espressioni e provocazioni autorizzate dal sistema
Per capire il sistema dell’arte contemporanea non serve andare alla Biennale di Venezia, dove dell’arte contemporanea è in scena lo spettacolo, fastoso e capzioso. Per capire il dietro le quinte, i segreti meccanismi, si legga, come ho già invitato a fare, il sesto capitolo dei “Fratelli Michelangelo” di Vanni Santoni, oppure questo aneddoto. Ci sono un pittore e un gallerista. Il pittore è Stefano Di Stasio, un artista importante, di lunga carriera. Anche il gallerista è un personaggio, nell’ambiente, importante, e pure lui è di lunga carriera. In un momento di sincerità, quest’ultimo mi confessa: “Di Stasio mi è sempre piaciuto, ma non ho mai avuto il coraggio di dirlo”. Nel sistema dell’arte contemporanea il gusto personale non esiste, esistono solo espressioni e provocazioni autorizzate dal sistema (fulgido esempio: il barcone naufragato nel Canale di Sicilia ora esposto all’Arsenale veneziano). Di Stasio è un pittore e già questo lo rende sospetto, inoltre figurativo, inoltre inoltre realista, dunque scansato dalle manifestazioni che sono filiali del MUTO (il Museo Unico della Tendenza Ovvia): chi opera nel sistema, che è iconoclasta, non può permettersi di elogiarlo in pubblico, deve starsene allineato e coperto, terrorizzato dal giudizio dei propri simili come nei piccoli centri dell’Italia meridionale anni Cinquanta. Chiunque non si sottometta alla tendenza ovvia, ovinamente seguita da galleristi, direttori, curatori affiliati al sistema, da costoro potrà essere apprezzato solo in segreto (in compenso potrà vendere anche parecchio, siccome sistema e mercato sono due cose diverse, e il secondo è molto più libero del primo).