Mughini continui a scrivere libri
Dice che non ha più niente da dire, ma con quell’italiano può fare ciò che vuole
“Questo che è probabilmente il mio ultimo libro”, scrive Giampiero Mughini in “Memorie di un rinnegato” (Bompiani) “per il motivo semplicissimo che non ho più nulla da dire”. Veda di non scherzare, il Gran Mughini. Se il passato è esaurito, se sugli anni Sessanta e Settanta e pure Ottanta è stato detto tutto e se i Novanta interessano poco, il presente è grazie a Dio infinito. Ogni giorno succede qualcosa, anzi moltissimo, e chi sa scriverne ha il dovere di farlo. Non potrà più raccontare di Montanelli e dei Bellocchio, di Panorama e Lotta Continua, di Lucio Magri e Aldo Biscardi come in quest’ultimo libro? Pazienza. Davvero non ci vedo nulla di irrimediabile, la vita prosegue imperterrita a fornire materiale. Mughini abita a Monteverde? Scriva un libro sull’arte di abitare a Roma. Mughini va dal fruttivendolo? Scriva un libro sull’arte di fare la spesa. Mughini compra un nuovo paio di occhiali? Scriva un libro sull’arte di abbigliarsi e accessoriarsi. Con quell’italiano può fare ciò che vuole, dunque lo faccia.