La nuova raccolta di inediti di Charles Bukowski è un antidoto al pol. corr.
Negli anni Settanta, quando mancavano quarant’anni all’invenzione dei reati di omofobia, islamofobia, xenofobia, qualsiasicosafobia, molte verità non erano passibili di denuncia, multa, censura
Si legga Charles Bukowski, “Taccuino di un allegro ubriacone” (Guanda), per ricordarsi cos’era la libertà di espressione. “Se sei un bravo scrittore darai sempre fastidio a qualcuno qualsiasi cosa tu scriva. C’è quella parola con la lettera maiuscola iniziale, Verità, hai presente...”. Negli anni Settanta, quando mancavano quarant’anni all’invenzione dei reati di omofobia, islamofobia, xenofobia, qualsiasicosafobia, e al regolamento Agcom e a consimili mordacchie statunitensi, molte verità per quanto potessero infastidire non erano passibili di denuncia, multa, censura, e dunque, parlando di riviste letterarie, si poteva ancora scrivere: “La maggior parte è pubblicata da giovani o da vecchie lesbiche, e cosa saprà mai questa gente delle Arti?”. La nuova raccolta di inediti bukowskiani, articoli, interviste, stroncature, è un entusiasmante esempio di contro-cultura, di letteratura anti-sistema. Indispensabile oggi più di allora.