L'amore indissolubile (e a bassissimo impatto)
Si vada a Mantova per vedere il miserabile risultato di una vita vegetariana o quasi, certamente no-ogm e no-vax, congeniale al boom dei Verdi alle europee
Si vada a Mantova non per la Camera degli Sposi, bellissima ma oggi non così essenziale, né per i tortelli di zucca, buonissimi ma oggi non così essenziali (e inoltre fuori stagione). Ci si vada per gli Amanti di Mantova (detti anche Amanti di Valdaro, dalla località in cui sono stati rinvenuti). Sono due scheletri abbracciati, risalenti al Neolitico ed esposti nel Museo archeologico della città dei Gonzaga. Sono un ragazzo e una ragazza, lei di 16-20 anni, alta 1 metro e 49, lui di 18-22, alto un metro e 46. Lo studio dei denti ha evidenziato un’infanzia con gravi carenze alimentari: altro che agnoli in brodo, i protomantovani facevano la fame. Anche la bassa statura segnala scarsità di proteine: altro che stracotto di somarina, i neolitici si nutrivano in prevalenza di cereali a differenza dei paleolitici che mangiavano soprattutto carne e pertanto erano alti 20-30 centimetri di più. Si vada a Mantova per vedere il miserabile risultato di una vita a bassissimo impatto, vegetariana o quasi, certamente no-ogm e no-vax, perfettamente sostenibile, sottilmente congeniale al boom dei Verdi alle europee. E per commuoversi come mi sono commosso io che davanti alla teca ho sentito il bisogno di piangere. Davanti alla bellezza dell’amore indissolubile.