Perché dobbiamo stare attenti a Jovanotti
Africanista, invasionista e impunito. C’è più Rousseau nei brani di “Jova Beach” che in tutti gli iscritti alla piattaforma Cinque Stelle
Jovanotti è un impunito, Jovanotti in “Jova Beach” più che un tipo da spiaggia è un tipo da classifica ed estate iperglicemica, Jovanotti è un vecchio ricco che loda la “povertà generosa” dei giovani a cui non resta altro che ballare, Jovanotti è un musicista sveltissimo che ruba a Lucio Battisti la chitarra di “Sì, viaggiare”, Jovanotti è un bianchissimo africanista, Jovanotti nel disco canta “Parigi Dakar a piedi lungo il Ténéré” e sulla copertina viaggia in Pininfarina Spider, Jovanotti è uno scaltro senzafrontierista (“siamo come il cielo: confini non abbiamo”), inappuntabile invasionista (“sulla tua pelle il riflesso di immigrazioni / di bellissime ribellioni”) ma soprattutto formidabile paraculista (“dammi un altro bacio / ti porto sulla luna”). C’è più Rousseau negli otto brani di “Jova Beach” che in tutti gli iscritti alla piattaforma Cinque Stelle: “Forza di natura dammi la tua cura”. Jovanotti imita Cristo ma ancor meglio l’Anticristo e quando stavo per chiamare l’esorcista mi ha tirato fuori Genesi 2,7: “Dentro di me conservo la scintilla / che ha generato Adamo dall’argilla”. Jovanotti ci frega tutti. Stare molto attenti a Jovanotti.