Viva Sgarbi l'anti-mediatico
Il grande libro del critico d'arte, lontano dal polemos e prossimo alla pietas
“A Camillo che vede meglio di tutti” scrive Sgarbi dedicandomi il suo ultimo libro. Vittorio vede meglio di tutti, scrivo io qui. Sono due affermazioni che non si elidono perché il mio sguardo è diretto verso i pittori italiani viventi, il suo verso i pittori italiani defunti. Quello sgarbiano è un campo d’indagine immensamente più vasto: io mi concentro sugli ultimi dieci anni, e già mi sembra impossibile dominarli, lui spazia onnisciente su almeno otto secoli. Compreso quello che intitola il libro, “Il Novecento. Da Lucio Fontana a Piero Guccione” (La nave di Teseo). Le pagine più preziose sono relative ai sommersi, non ai salvati che conosciamo più o meno tutti. Giuseppe Ar, Pietro Ghizzardi, Romualdo Locatelli, Giannino Marchig, Piero Slongo permarrebbero nell’abisso dell’oblio senza l’impegno generoso, disinteressato (converrebbe di più scrivere dei soliti grossi nomi) di uno Sgarbi stavolta del tutto anti-mediatico, lontano dal polemos e prossimo alla pietas. E’ una suadente opera di misericordia (proprio nel senso di Matteo 25,40) questo libro di risarcimenti.