Maledetto tris di tortelli
Una ricetta scadente e dissacrante alla Vigilia di San Giovanni. In un mondo dove il pensiero è uniforme le persone si accontentano della varietà nel piatto
San Giovanni, liberami dal tris di tortelli. Non che i tris di gnocchi o di risotti o di orecchiette siano meglio, però sono di maggiore attualità i tortelli, a Parma e dintorni piatto forte della tua Vigilia. Pensavo si fossero estinti ma l’erba cattiva non muore mai. Non solo continuano ad allignare nelle vecchie trattorie con le ragnatele sulle mensole e nelle menti dei titolari, di recente ne ho trovati in ristoranti buoni, puliti, anche abbastanza costosi. Potrebbe essere un problema di incontinenza, di ineleganza, di incapacità a decidere. Altra ipotesi: in un mondo dove il pensiero è sempre più uniforme le persone si accontentano della varietà nel piatto. Basta guardare TripAdvisor: molti si lamentano della “poca scelta di piatti”, hanno la trippa nel cervello, non arrivano a capire che quantità di proposte e qualità delle medesime possono convivere solo in presenza di cucine enormi, cuochi numerosi, conti in proporzione. Il tris di tortelli è un classico caso di varietà scadente: i tortelli di patate, sommatoria di amidi, sono quanto di più misero, e i tortelli di zucca a giugno sono totalmente fuori stagione, bisognerebbe domandarsi da dove viene la cucurbitacea oppure com’è stata conservata. Nella Vigilia della tua festa è inoltre un caso di varietà dissacrante: tu non sei il Santo delle patate o delle zucche, sei il Santo delle erbe e dunque in tuo onore devotamente mangio solo tortelli di erbette. San Giovanni, San Giovanni Battista, autorizzami a chiamare evangelicamente “razza di vipere” chi non fa altrettanto, chi non si converte alla vera tradizione.