Un inferno anacronistico
Il bassorilievo medievale sulla facciata della pieve di Fornovo (Parma) con satanassi, diavoli e peccatori è uno dei molti simboli rimanenti del Medioevo che stridono fortemente con la cristianità odierna
Non si perda più di tanto tempo col pur bello affresco medievale di Sant’Alessio, Roma. Molto più utile, per la salvezza della propria anima, il bassorilievo medievale sulla facciata della pieve medievale di Fornovo, Parma. L’ho visto per la prima volta l’altra notte: al centro un avaro torturato da due satanassi, a destra cinque peccatori in un pentolone di acqua bollente con i diavoli sghignazzanti che soffiano sul fuoco. Quasi non si può credere che simili immagini siano ancora visibili, che nessuno si senta offeso, che nessuno ne chieda la rimozione. Simili immagini sono ancora tranquillamente al loro posto perché la Chiesa ha accettato di neutralizzarle, di considerarle folcloristiche e obsolete. Chi parla più di peccati mortali e pene dell’inferno? Non un Papa, non un cardinale ha detto che i partecipanti ai Pride finiranno nel pentolone, come invece esplicitamente afferma la parola di Dio (Lettera di Giuda 1,7). La rottura di continuità è nettissima, la Chiesa che ha prodotto il bassorilievo di Fornovo non è la Chiesa dei vescovi ipocredenti che hanno boicottato (a Genova, a Vicenza, a Bari…) le preghiere di riparazione per le sfilate di Sodoma. E il povero cristiano non sa a quale Chiesa votarsi, mentre i diavoli sghignazzano.