Il vino che domina la natura maligna
Non esiste alcun "vino naturale". Solo la mano dell'uomo può forgiare un Sangiovese perfetto
“Anche questa estate sarà una lunga corsa, come da molti anni a questa parte” scrive Stefano Berti, uno dei più vivi vignaioli di Romagna se non proprio il più vivo di tutti siccome ha capito che il Sangiovese dev’essere rosa, rifermentato in bottiglia, frizzante e tappato a corona (il vino rosso fermo tappato col sughero sia considerato antiquariato). “Sarà necessario correre più forte dei funghi, delle muffe, dei virus, degli insetti, dei cinghiali, dei caprioli, degli storni, del caldo, della grandine, della vigoria delle viti, dei venti, di tutte le armi di cui la natura dispone per cercare di distruggere il tuo lavoro. C’è poco da fare, la natura è contro di noi, in ogni istante, per ventiquattrore al giorno. Per questo il vino, qualsiasi vino, sarà sempre e inevitabilmente un prodotto fatto contro natura”. Stefano Berti è vignaiolo leopardiano, tragicamente consapevole come l’autore della “Ginestra” che la natura è matrigna, per quanto un secolo superbo e sciocco diversamente la immagini: la sua corsa nella vigna sopra Forlì insegni a ciascuno che la definizione di “vino naturale” è un’idiozia oppure una truffa, che il vino è culturale oppure non è buono nemmeno per l’aceto.