Si vada a Rovigo: niente affollamento, solo sentimento
Bisogna recarsi non a Torino ma sulle rive dell’Adigetto per trovare quello che a Venezia non c’è più: i veneti
Non si ascolti la Cnn, si ascolti me: si vada a Rovigo. Non si sostituisca, come suggerisce di fare l’emittente televisiva americana, la troppo affollata Venezia con Torino. Cosa c’entra una capitale dell’auto con la capitale delle gondole? E solo un masochista scambierebbe il Veneto col Piemonte. Dunque si vada a Rovigo, per trovare quello che a Venezia non c’è più: innanzitutto i veneti. Chi sogna di venire cullato dal dolce accento veneto volga le spalle alla Laguna e si rechi sulle rive dell’Adigetto: già il diminutivo esprime la timida tranquillità dei nativi. Non per nulla Tommaso Landolfi lodò di Rovigo la “buona grazia”, la “benignità”. Poi a Venezia c’è sempre il rischio di finire alla Biennale, ovvero l’arte come propaganda, mentre a Rovigo c’è la Pinacoteca dei Concordi, ovvero l’arte come bellezza (Giovanni Bellini, Palma il Vecchio, Tiepolo...). Fra l’altro fu il primo museo visitato da Vittorio Sgarbi: essendo Sgarbi il tesoriere della storia dell’arte italiana, Rovigo è il primo scrigno della storia dell’arte italiana. Si vada a Rovigo: niente affollamento, solo sentimento.