Tutta la differenza tra De Crescenzo e Camilleri
Due grandi intellettuali, con due vite diverse e ideali diversi
Riposino entrambi in pace, ovviamente, ma in occasione del doppio, pressoché contemporaneo trigesimo sono io a non trovare pace se non metto un po’ di cose in ordine. Luciano De Crescenzo, prima in Ibm e poi con Mondadori, ha sempre vissuto di mercato, fino a diventare un uomo ricco con il denaro versato dai suoi lettori, volontariamente. Andrea Camilleri, funzionario Rai dal 1957, ha vissuto per decenni grazie al canone versato da tutti gli italiani, obbligatoriamente. Lo scrittore napoletano, ateo cristiano, ammiratore di Gesù, “non credente ma sperante”, ha avuto funerali in chiesa, nella poetica e musicale Santa Chiara, mentre lo scrittore siciliano è finito nel cimitero acattolico e basti l’alfa privativo per dire la negatività della scelta. Il divulgatore di Epicuro teorizzava il dubbio, il giallista statalista sapeva tutto lui. De Crescenzo era un borghese gentile e tollerante che molto amava le donne, Camilleri un comunista supponente e volgare al punto da definire “scrofe” le ragazze amiche di Berlusconi. Splenda ad essi la luce perpetua.