Si vada a lezione di scetticismo da Edoardo Bennato
Il cantautore napoletano che irride da quasi mezzo secolo il manicheismo e la politica
Si vada a lezione di scetticismo, si vada a lezione da Edoardo Bennato. Il cantautore napoletano anzi di Bagnoli (c’è differenza, Bagnoli era il lavoro ossia il contrario dello scippo, l’industria ossia il contrario della camorra) irride il manicheismo da quasi mezzo secolo. Almeno da “Arrivano i buoni” che è del 1974. Con “Feste di piazza” e “Sono solo canzonette” attaccò “i capi in testa” e “gli impresari di partito”, insomma quei settari dei comunisti. E nel ’93 in “Tu chi sei?” osò spernacchiare l’allora potentissimo Antonio Di Pietro, uno degli spacciatori di palingenesi a cui gli italiani periodicamente abboccano. Adesso canta “Ho fatto un selfie” per dirsi non pentito di essersi fatto fotografare con Salvini e così a 73 anni suonati e suonanti offre ancora una potente lezione di rock, quasi di punk (molto meglio del pressoché coetaneo Iggy Pop che insiste a presentarsi seminudo ma ormai si è arreso all’intimismo). Bennato è la libertà, l’immoralismo, il vitale menefreghismo, la colonna sonora della Società degli Apoti di prezzoliniana memoria. La renitenza alla leva della politica. Lo schifo per il tifo. Il rifiuto di scegliere tra guelfi e ghibellini. Quarantacinque anni di variazioni musicali intorno al “Nessuno è buono” di Luca 18,19.