Si legga "Endimione", per dormire e per sognare
Le librerie sono piene di libri di esaltati che spronano al fare e allo strafare: caro sia Damiani agli allergici alla frenesia
Caro m’è il sonno, e caro m’è Claudio Damiani, uno dei migliori poeti italiani e il più calmo. Caro m’è questo suo ultimo piccolo libro, “Endimione” (Interno Poesia Editore), che ricorda nel titolo chi domandò agli dèi di dormire eternamente. Anche il poeta dorme, in copertina. All’interno dorme e sogna. Sogna ma non desidera siccome è stupido desiderare: “Anche ai ricchi gli manca tutto / e i poveri sono più vicini / alla verità che è la povertà”. Senza contare che il desiderio mette agitazione, magari ci si risveglia. Invece Damiani continua a dormire e a sognare i suoi dolci sogni famigliari, bucolici, laziali (Roma è appena sullo sfondo). Naturalmente sogna la morte: “Non ci sono più, sono volato”. Le librerie sono piene di libri di esaltati che spronano al fare e allo strafare mentre ogni verso di “Endimione” è una goccia di biancospino: caro sia Damiani agli allergici alla frenesia.