Il “Ritorno di San Giorgio” è un prezioso documento per gli storici del futuro
I posteri che leggeranno il libro di Marani scopriranno che a Ferrara i cattolici erano silenziosamente scomparsi un secolo prima
“Gli africani che infestavano i parcheggi cittadini estorcendo mance ai clienti, che spacciavano droga e rubacchiavano o che anche solo bighellonavano per la città in branchi, intimorendo la gente al loro passaggio”. Sotto le mentite spoglie di favola buzzatiana, “Il ritorno di San Giorgio” di Diego Marani (La nave di Teseo) è un prezioso documento per gli storici del futuro. Nel 2119 scopriranno che a Ferrara i cattolici erano silenziosamente scomparsi proprio un secolo prima (“Non ci sono più cattolici a Ferrara!”, dice il sindaco. “Lei ha ragione, i cattolici ferraresi forse non sono più cattolici e neppure lo sanno, forse sono davvero estinti”, risponde l’arcivescovo). Scopriranno che i pochi autoctoni sopravvissuti languivano oppressi, oltre che dagli invasori, dal nemico interno ossia politici e burocrati: “Ma che regole vi siete dati, signor sindaco? Non potete più scendere nel vostro fiume, non potete più girare a cavallo, non potete più pescare…”. E che in città gli unici uomini liberi apparivano gli “africani appostati nel parcheggio. Era ancora presto per andare a spacciare alla stazione”. Gli storici del 2119 leggeranno nel “Ritorno di San Giorgio” la descrizione del crollo di una civiltà, inavvertito da tutti tranne che dall’autore e da un suo disperato recensore.