L'ideologia del pedonalismo
La pedonalizzazione, gnostica e dualistica come tutte le rivoluzioni, comincia con lo scacciare le macchine e finisce con lo scacciare le persone
A Bologna percorro via Indipendenza in taxi e il tassista mi dice che fosse stato un fine settimana non saremmo potuti passare. Il sabato e la domenica nemmeno i tassisti, pubblico servizio, possono entrare in questa via dritta e larga come un’autostrada, riservata ai branchi di turisti che, sempre più numerosi, stanno stravolgendo Bologna. Chi in centro ci lavora o ci risiede non può nemmeno attaccarsi al tram perché in via Indipendenza nemmeno il tram passa più. Il tassista mi racconta di avere accompagnato dalla stazione una vecchia signora con deambulatore e respiratore e di essere stato fermato dai vigili. Volevano fargli la multa, poi le condizioni del passeggero li hanno convinti a chiudere un occhio: “Per questa volta, vada”. Il pedonalismo, bandiera dei sindaci più fanatici, non tollera eccezioni, non sopporta il reale: ovvio, è un’ideologia. La pedonalizzazione, gnostica e dualistica come tutte le rivoluzioni, comincia con lo scacciare le macchine e finisce con lo scacciare le persone (una persona è molto più di un pedone, un pedone è una riduzione, il pedone è una pedina e non a caso i sindaci odiano i residenti, che in centro devono vivere, lavorare, spostarsi, parcheggiare, dormire, e amano i pedoni, che in centro devono solo fotografare).