Provare nostalgia dei cardinali di una volta
“Mecenati e pittori” di Francis Haskell ci riporta all'epoca dei porporati gran collezionisti, gran committenti e magari grandi gaudenti. Comunque meglio delle eminenze viventi
“Mecenati e pittori” di Francis Haskell (Einaudi) mette nostalgia dei cardinali di una volta, gran collezionisti, gran committenti e magari grandi gaudenti come il cardinale Flavio Chigi che nel Seicento teneva nel suo palazzo di Ariccia i ritratti della trentasei donne più belle di Roma (siccome, parole dello zio pontefice, dagli “impulsi venerei vivamente travagliato”). Ma pure grandi credenti come il cardinale Pietro Ottoboni che nel Settecento commissionò a Giuseppe Maria Crespi la cattolicissima serie dei Sette Sacramenti, di una sensibilità già manzoniana, se non testoriana. Oltre che magnifico, il libro è monumentale, più di seicento pagine, eppure troppo breve anche perché una volta concluso non ci restano che i cardinali viventi, innanzitutto Sua Eminenza Ravasi, che oggi all’Università Gregoriana benedice l’implacabile Mario Botta la cui nuova chiesa di Sambuceto (Chieti) sembra una rampa di lancio pronta a disperdere la residua fede abruzzese nello spazio interplanetario.