Un consiglio agli ansiosi e ai depressi: visitate i cimiteri
A differenza degli psicofarmaci sono gratuiti, non richiedono ricetta e non hanno effetti collaterali. Ricordando la brevità della vita, le tombe ricordano la brevità del dolore
Gli ansiosi e i depressi, insomma i vivi, sfruttino il mese dei morti fino all’ultimo giorno. Non basta andare al cimitero il 2 novembre: io ne ho tratto così tanto beneficio che mi sono ripromesso di fare altre visite, sia domenicali che infrasettimanali (chissà il silenzio). Alla Villetta ho pregato davanti alla lapide dei miei nonni, ho salutato Alberto Bevilacqua (sembra ieri che parlavamo nel grande soggiorno dell’attico di Vigna Clara), ho omaggiato Pietro Barilla, ho fotografato la tomba Bormioli, il monumento a Paganini e quello più modesto a Migliavacca, autore della famosa mazurca. Mi ha invaso la pace. A differenza degli psicofarmaci i cimiteri sono gratuiti, non richiedono ricetta e non hanno effetti collaterali. Ricordando la brevità della vita, le tombe ricordano la brevità del dolore e dunque l’inutilità del preoccuparsi, dell’accapigliarsi, del suicidarsi. Anche dell’impegnarsi troppo (secondo Foscolo, le tombe dei grandi ispirano grandi imprese, ma la tomba di Paganini non mi ha messo voglia di imparare il violino, la tomba dei Bormioli non mi ha ispirato la fondazione di una vetreria…). E ovviamente nei cimiteri abbondano religione, arte, storia. Che lezione i cimiteri. Dovrebbero portarci le scolaresche, altro che ora di cambiamento climatico. Dovrebbero andarci spesso gli ansiosi e i depressi, altro che benzodiazepine (sarebbe un vero peccato sprecare il mese dei morti, disertarne i luoghi specifici e ansiolitici).