Ben venga la Divina Commedia usata a fini politici
Solo Dante può commentare adeguatamente la notizia del ricorso di Amnesty International e Human Rights Watch contro l’Italia, presunta corresponsabile delle violenze subite in Libia da alcuni africani
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!”. Solo Dante può commentare adeguatamente la notizia del ricorso di Amnesty International e Human Rights Watch contro l’Italia, corresponsabile, secondo le suddette organizzazioni antinazionali, delle violenze subite in Libia da alcuni africani non prontamente accolti in Sicilia. La nuova edizione Einaudi del Purgatorio è arricchita da un nuovo commento: il dantista Saverio Bellomo, chiosando il sesto canto, ricorda che in quegli anni il patriottico poeta vedeva l’Italia serva “perché priva dell’imperatore che assicura la libertà”. Il bel paese sette secoli dopo è di nuovo “sanza nocchiere”, dunque bordello senza porte e senza frontiere. E Dante è di nuovo attuale non solo dal punto di vista formale (l’edonismo delle terzine contro la miseria del verso libero…) ma pure da quello politico. Che la Divina Commedia sia dunque usata a fini politici, perfino strumentalizzata: il poema è molto politico, l’autore era molto politico, entrambi non aspettano altro.