San Luca è una foto dell'autodemolizione in corso del cattolicesimo italiano
Troppi flash e troppo poche candele, nel santuario sulle colline di Bologna
C’è un cardinale a Bologna, e c’è un riflettore Unesco acceso sul portico più lungo del mondo, candidato a diventare patrimonio dell’umanità, e in effetti in cima alla collina di San Luca, meta del portico, di umanità ce n’è molta. Purtroppo lo Spirito è andato a soffiare da un’altra parte. Era qualche anno che non salivo e ci sono rimasto malissimo: il santuario non c’è più, al suo posto c’è uno sfondo per selfie in stile barocco. Davanti alla chiesa tutti fanno e si fanno foto, dentro la chiesa tutti fanno e si fanno foto, comportamento favorito dal fatto che non esiste una candela e senza candele non c’è preghiera e senza preghiera non c’è santuario. Insomma San Luca è una fotografia panoramica dell’autodemolizione in corso del cattolicesimo italiano.
Sceso in pianura ho chiesto lumi e mi hanno raccontato che la vecchia stanza delle candele, a sinistra dell’altare, è stata smantellata anni fa, e dopo una soluzione intermedia il clero ha adibito alla bisogna uno stanzino invisibile, fuori dalla chiesa, dietro un arco. “Praticamente dici una preghiera ai mattoni”.
A cosa serve un cardinale disinteressato alla preghiera e interessato a partecipare alle iniziative del comunista irriducibile Franco Berardi detto Bifo? A scardinare la fede in metà dei fedeli bolognesi. A cosa serve un portico patrimonio Unesco? A fare arrivare in cima alla collina un numero ancora maggiore di selfisti. A cosa serve il santuario di San Luca? A ricordarmi di andare a pregare da un’altra parte.