Giorgio de Chirico contro tutti
In “Memorie della mia vita” l’inventore della metafisica attacca i gruppi, innanzitutto i surrealisti e poi i cezanniani, i picassiani, i matissiani e i soutiniani
Andare a Padova per vedere Van Gogh? Ad Asti per vedere Monet? A Bologna per vedere Chagall? Meglio andare in libreria per leggere de Chirico. In “Memorie della mia vita” (La nave di Teseo) l’inventore della metafisica insegna ad aprire gli occhi, a non credere alla fama, a non farsi abbindolare dalle aste, a evitare “la pittura decaduta e decadente principiata con l’avvento degli impressionisti”. I bersagli preferiti sono “i soliti ridicoli Cézanne, i soliti Matisse mal dipinti e senza forma”. Oltre che un grande artista Giorgio de Chirico è un grande uomo, dunque libero, dunque solitario: nelle memorie attacca i gruppi, innanzitutto i surrealisti (“temperamento di pederasti, di castrati, di onanisti e di vecchie zitelle”) e poi i cezanniani, i picassiani, i matissiani e i soutiniani (avendole pubblicate nel 1945 non fece in tempo a prendersela con i baconiani, che oggi sono milioni, indistinguibili). Lui così classico, sebbene superpolemico, non sopporta chi riguardo l’arte tira in ballo “l’emozione, l’angoscia, la sincerità, la sensibilità, la spontaneità, la spiritualità e altre scemenze della stessa risma”. Ai quadri emozionali ovvero scemi di Van Gogh, Monet, Chagall si preferiscano le pagine intelligenti di de Chirico.