Presepi e conversioni
San Francesco inventò il presepe per attirare la gente e predicare. Bisognerebbe ricordarlo a certi preti desolanti
Gesù Bambino che sei ancora riposto nella credenza, fra le tazzine e i bicchieri in attesa della notte santa, ieri in un liceo di Roma il tuo vicario ha esortato per l’ennesima volta alla non-conversione. “Non si può dire, ai ragazzi ebrei o musulmani, vieni e convertiti”. Stavolta, visto il periodo, mi sono dispiaciuto più del solito: non sei ancora nato e già ti vogliono nascondere! Gesù Bambino, ho riletto la storia del presepe, di come San Francesco lo inventò per attirare la gente e predicare. Era un presepe pubblico, non privato. Non era una trovata folcloristica, era uno strumento appunto di conversione. E conversioni ci furono, tant’è vero che il Santo disse: “In nessuna grande città ho visto tante conversioni quante in questo piccolo castello di Greccio”. Gesù Bambino, io non posso fare nulla a parte collocarti fra Giuseppe e Maria la notte di Natale. Ma ti prego di mandarci presto nuovi apostoli, come quelli che negli Atti attraversano Fenicia e Samaria convertendo stranieri che di sicuro appartenevano ad altre religioni, evidentemente giudicate da quei Santi non altrettanto vere, non altrettanto buone. Facendo ripetere loro le tue parole di Marco 1,15: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Utili agli ebrei, ai musulmani e innanzitutto a questi preti desolanti.