A Ravenna non ci si passa per caso, andateci apposta
Non avevo mai visto un ristorante come il Millelire, un mercato come il rinnovato mercato coperto, e una Santa Lucia come quella dipinta da Nicola Samorì
Al limite tra Occidente e Oriente, tra Roma e Bisanzio, tra Padanìa e Levante, tra terra e mare, tra pianura e spiaggia, tra l’asfalto e la duna, tra Dante e Rondoni, tra Byron e Pasolini, tra mosaico e sale, siede Ravenna. Io l’altro giorno ci ho camminato intabarrato e non ho mai visto tanti tabarri, nemmeno in città ben più fredde. Non ho mai visto un ristorante come il Millelire dove ho mangiato fra esaltanti mosaici novecenteschi, bevendo l’Albana in anfora di Tre Monti (finalmente un bianco romagnolo indiscutibile). Non ho mai visto un mercato come il rinnovato mercato coperto, con il primo piano a sosta libera, senza il fiato sul collo del comprare, fra gli arredi di antiquariato e modernariato scelti personalmente dal gran mugnaio Leonardo Spadoni. Non ho mai visto una Santa Lucia come quella dipinta su onice e pietra di Trani da Nicola Samorì, con gli occhi forati pieni di cristalli, esposta fino al 21 febbraio alla Biblioteca Classense (mio testo in catalogo). A Ravenna non ci si passa, a Ravenna bisogna andarci apposta: andateci apposta.