Matera è per le masse. Preferisco Altamura
Sono stato nella città del pane, dove Dio nasce tutto l’anno
Le masse sono andate a Matera, io vado ad Altamura. Ad ammirare il presepe di pietra della Cattedrale, col Bambino ma pure col lupo che divora l’agnello, per far capire che il Natale non cancella la Pasqua. A incontrare Domenico Ventura, un po' Balthus e molto John Currin, formatosi in convento ad Assisi prima che in accademia a Napoli, solitario esponente del gotico-erotico murgiano, pittore che diventerà leggenda e intanto dipinge nello studio-grotta al cui interno svolazza un passero francescano e crescono, in sacchetti di terriccio, funghi cardoncelli strepitosamente dark. A mangiare nel fuligginoso forno Santa Chiara, attivo dal 1423, il pasticcio di sponzale e baccalà, come se ad Altamura esistessero ancora cattolici rispettosi del venerdì di magro (credevo di essere rimasto l’unico in Italia). A decifrare sul portale di San Nicola dei Greci gli episodi vetero e neo-testamentari: “Il più bel Diluvio della storia dell’arte” (Cesare Brandi) e un altro presepe, molto piccolo e tanto commovente, con l’asino, il bue, gli zampognari e i magi che si stringono intorno a Gesù. Betlemme in ebraico significa “casa del pane”, Altamura è la città del pane e il posto dove, per chi ha occhi e cuore, Dio nasce tutto l’anno.