Prego di non essere invidioso di Mughini
Lui ha degli occhiali clamorosi, ma il mio tabarro non è da meno
Il miglior fabbro della lingua italiana, tale per incandescenza del lessico e forgiatura della sintassi, ha raccolto per Marsilio dodici mesi di rubrica fogliante: Giampiero Mughini, “Uffa!”. Non parlo di questa perché i lettori fedeli la conoscono bene. Accennerò invece a tre delle dodici introduzioni inedite ai dodici capitoli. Quella in cui fornisce la stimolante accezione del termine influencer: “Riferito nove volte su dieci a fanciulle che sui social sguainano a più non posso chiappe, cosce et similia”. Quella in cui ricorda che replicare a chi ti insulta è “come dar corda a un imbecille”. Quella in cui informa “che deve al lavoro fatto in televisione la buona parte del suo reddito”. A questo punto prego di non essere invidioso: Mughini ha degli occhiali clamorosi e però il mio tabarro non è da meno, farei anch’io una pittoresca figura.