Marcello Veneziani mi fa pensare alle mie disperazioni più belle
Tra le più recenti: pregare la Madonna fra persone che vanno alla Conad la domenica, portare il tabarro fra persone che indossano piumini
“Ci saranno pure belle speranze; ma ci sono bellissime disperazioni” scrive Marcello Veneziani nel suo ultimo “Dispera bene. Manuale di consolazione e resistenza al declino” (Marsilio), un libro filosofico, anzi proprio stoico. A pagina 111 il saggio saggista consiglia una terapia adottando la quale “vedi la vita e il mondo senza di te e la tua esistenza dal di fuori. Contempli l’estinzione. Subentra la quiete. Hai spostato l’asse dall’Io all’Essere”. Un ottimo consiglio che mi fa pensare alle mie disperazioni più belle. Limitandomi agli episodi più recenti: portare il tabarro fra persone che indossano piumini, bere Tocai Rosso fra persone che bevono Cabernet Sauvignon, mangiare spongata fra persone che mangiano panettone, pregare la Madonna fra persone che vanno alla Conad la domenica, gustare spalla cruda fra persone che ordinano culatello, visitare cimiteri fra persone che dicono “weekend”, ipotizzare un giro a Bagnacavallo fra persone che vanno a Barcellona, ammirare Marta Sesana fra persone che stimano Cézanne… Senza fare proselitismo, senza la speranza di convertire: una pura, tranquilla, inutile, bellissima testimonianza.