Savino Muraglia ha salvato l'olio rendendolo bello
Prima di lui era ridotto a commodity, poi lui l'ha vestito d'arte valorizzando il lavoro e l'immagine della Puglia
Vado ad Andria per conoscere Savino Muraglia, l’uomo che ha vestito l’olio pugliese. Prima di lui l’olio franto all’ombra dei castelli federiciani girava pressappoco nudo per mercati e supermercati, ridotto a commodity, bene intercambiabile, bottiglioni in offerta, lattine a basso prezzo. Vado ad Andria per imparare come si rende attraente un prodotto uggioso. Mi interessa non perché devo vendere olio ma perché devo vendere giornalismo, che oggi è diventato una commodity com’era l’olio d’oliva prima di Savino, della sua idea di mettere l’olio del vecchio frantoio di famiglia in orci da collezione, ceramiche plasmate e decorate a mano (su suo disegno) dagli artigiani della vicina Terlizzi. La qualità non basta: l’olio da cultivar coratina vanta livelli record di polifenoli, per la salute è il massimo, ma per smuovere il consumatore ci voleva l’estetica. Vado ad Andria per imitare, forse, ammirare, senz’altro, l’uomo che ha vestito di arte l’olio pugliese. Dimostrando che Dostoevskij ha ragione, la bellezza salverà il mondo e intanto salva il lavoro e l’immagine della Puglia. Bellezza, salvami.