Papa Francesco, il coronavirus e i Promessi Sposi
Il pontefice faccia come il cardinale Federigo durante la peste manzoniana: dica ai preti cinesi di garantire i sacramenti ai contagiati anche a costo della vita. Si diffonderebbe il virus della conversione
Prego che Papa Francesco faccia come il cardinale Federigo, arcivescovo di Milano durante la peste manzoniana. Riapro i “Promessi sposi” (capitolo XXXII) e leggo che il cardinale scrisse così ai suoi parroci: “Siate disposti ad abbandonar questa vita mortale: andate con amore incontro alla peste, come a un premio, come a una vita, quando ci sia da guadagnare un’anima a Cristo”. Insomma esortava i sacerdoti a garantire a qualunque costo i sacramenti agli appestati. Dando l’esempio col restare nella città infetta quando tutti lo esortavano a tagliare la corda. Più di sessanta parroci milanesi (“gli otto noni, all’incirca”) eroicamente, santamente morirono: se la Chiesa ambrosiana ancora esiste lo deve anche a loro. Prego che Papa Francesco scriva qualcosa di simile ai preti cinesi: garantiscano i sacramenti ai contagiati anche a costo della vita. Con un simile esempio tanti malati morirebbero sereni e tanti vivi si farebbero cristiani. Si diffonderebbe il virus della conversione. (Tutto ciò, sebbene in diverse proporzioni, dovrebbe accadere anche in Italia: prego di vedere qualche cardinale allo Spallanzani).