Resistere alla tentazione di smettere di bere e fumare
Il nuovo libro di Pierangelo Dacrema non è il diario di una conversione ma di una riduzione
“Prima bevevo circa mezza bottiglia di whisky più una bottiglia di vino al giorno, più uno o due Negroni o Martini quando capitava”. L’ultimo libro di Pierangelo Dacrema, “Etica dei vizi. Come resistere alla tentazione di diventare ex fumatori, ex bevitori e vegetariani” (Rubbettino) non è il diario di una conversione ma di una riduzione. Non fanatismo bensì ragione. Finito al pronto soccorso per un problema cardiaco, l’economista viene catechizzato dai medici che lo vorrebbero, d’ora in poi, perfettamente virtuoso. Ma lui non ci sta: “Infilo lo stretto necessario nella borsa che porterò con me in ospedale, compresa una bottiglia di whisky e un paio di pacchetti di Marlboro”. E poi lo teorizza: “Fumo, bevo e mangio carne perché mi piace, ma soprattutto perché sono un uomo”. Decidendo nondimeno di limitare le dosi: “Mi rendo conto di come si debba evitare di essere dominati da un vizio, di farsene annientare. Ma non trovo giusto dimenticarsi dei propri piaceri”. Nella sua posizione ritrovo Epicuro, Orazio, Don Giussani che fumava e non voleva che si smettesse di farlo siccome “il godimento della bellezza esige il dominio”, insomma la misura. Lunga viziosa vita a Pierangelo Dacrema, piacentino “cresciuto a coppa e salame”, bukowskiano moderato, uomo libero, antifanatico.