Questo mondo preferisce inginocchiarsi davanti ai banconi delle farmacie che ai vecchi altari
San Carlo, ho visitato la chiesa a te dedicata e ho visto molti strati di infedeltà
San Carlo, spinto dall’attuale epidemia ho visitato una chiesa a te dedicata, San Carlo al Lazzaretto, luogo della peste manzoniana. Ho visto come l’hanno trattata. Intorno hanno costruito un intero quartiere, con alti palazzi che sembrano schiacciarla. Senza una vera area di rispetto, senza una vera piazza, solo uno spazio chiamato largo ma talmente stretto che per fotografare la facciata cinquecentesca mi sono dovuto mettere in mezzo alla strada (più probabilità di morire investito che di coronavirus, dunque). La lapide all’esterno parla di “eroica carità dei padri cappuccini a sollievo degli appestati”, ma i frati sono scomparsi da tempo immemorabile. Sono entrato. Dentro nessuno pregava, qualcuno fotografava (che cosa esattamente? E perché?). Al centro dell’ottagono un organista traeva sonorità elettroniche da un ingombrante tastiera fra un groviglio di cavi: forse le prove di un concerto immagino rinviato… Lungo i muri perimetrali cataste di sedie di plastica trasparente, chissà se per spettatori o per fedeli. L’altare è mezzo nascosto e non se lo filava nessuno. Nelle vecchie foto risulta enfatizzato da una balaustra, strappata nel recente, protestantico restauro (nel Settecento venne strappata dal corpo del cattolicesimo ambrosiano, per editto di un imperatore tirannico, anche la processione Duomo-Lazzaretto voluta proprio da te come ringraziamento per la fine della peste del 1576-77). San Carlo, ho visitato la chiesa a te dedicata e ho visto molti strati di infedeltà, mentre la nuova peste dilaga in questo nuovo mondo che dei vecchi altari non sa che farsene: preferisce inginocchiarsi davanti ai banconi delle farmacie per ottenere la grazia di una mascherina.