Ferrara è la città ideale per la quarantena
Tanta luce e tanto verde anche dentro le mura. Pochi abitanti e strade spaziose. Sia lodato Ercole d’Este e il suo ideale di misantropia urbana, perfetto al tempo del contagio
Credendo in Dio più che nell’uomo, al Rinascimento preferisco il Medioevo. Tranne che a Ferrara. Nella città estense preferisco di gran lunga l’ariosa Addizione Erculea, voluta verso la fine del Quattrocento dal duca Ercole, alle vie strette che si trovano a sud di Corso della Giovecca. Camminando verso la Porta degli Angeli (celeste perfino la toponomastica) coltivo il sogno di vivere in un luogo che è al contempo centro storico, storicissimo, e quartiere residenziale con tanta luce, tanto verde, tanto posto per parcheggiare. In certi punti sembra di stare in campagna, e siamo dentro le mura. Bene l’enorme Piazza Ariostea ma ancora meglio Viale della Certosa per l’utilissimo memento mori del cimitero monumentale (caso più unico che raro di cimitero in centro) dove vado a trovare Antonioni e de Pisis (Boldini la prossima volta). O forse l’indirizzo più giusto è il parallelo Vicolo del Portone che credo sia il vicolo più largo del mondo, potrebbe farci inversione un autotreno. Nell’Addizione, giustamente detta anche Arianuova, la quarantena viene naturale: pochi abitanti e strade spaziose, assembramenti improbabili, distanze fra le persone inevitabili. Sia lodato Ercole d’Este e il suo ideale di misantropia urbana, perfetto al tempo del contagio.