Quando questo strazio sarà finito agli artisti controvirus bisognerà dedicare una mostra. Intanto si ammiri il loro attuare la definizione che Balthus diede della pittura: “Rito in grado di contrastare la venuta della morte”
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Se qualcuno o qualcosa non viene dipinto, non resta. Lo dico sempre a chi ancora non si è fatto ritrarre da un eccellente pittore: le fotografie svaniranno, soltanto l’olio su tela vince i secoli… Se l’epidemia non viene dipinta, fra pochi anni sarà solo una statistica. Urge pertanto fissarla coi mezzi dell’arte. Lo stanno facendo gli artisti più reattivi, ovviamente in rete. Lo sta facendo Vanni Cuoghi con “Our strange days”, un diario ad acquerello dove il primo giorno è apparso “Dilagante”, piccola carta che osa dire l’indicibile ossia che la malattia è c-i-n-e-s-e. Lo sta facendo Gaetano Tommasi, lo sta facendo Tom Porta, soprattutto lo sta facendo Sissi, la principessa della performance stavolta disegnatrice con un segno che mi ha ricordato (chi l’avrebbe detto) Mino Maccari. Eccitante il disegno intitolato “I pensieri vanno avanti e i corpi stanno a casa”. Giorgio Ortona anziché un diario ha realizzato un pezzo unico, “Coronavirus Flaminium”, in cui mostra un’inquietante analogia fra l’odioso microrganismo e il Palazzetto dello Sport del quartiere Flaminio (come se l’architettura organica degli anni Cinquanta avesse anticipato le odierne tendenze antiumaniste e anticulturali, ad esempio l’antivaccinismo). Quando questo strazio sarà finito agli artisti controvirus bisognerà dedicare una mostra. Intanto si ammiri il loro attuare la definizione che Balthus diede della pittura: “Rito in grado di contrastare la venuta della morte”.