Chiamiamola polmonite cinese
Invece di usare termini come coronavirus e Covid-19 diciamo la verità: la malattia viene dalla Cina. In questo modo si allontanerebbe il rigiro della frittata e ci sarebbero meno amministratori convertiti al maoismo
La si chiami polmonite cinese. Le parole sono le cose. Le parole fanno le cose. Se si dicesse polmonite cinese anziché coronavirus o, peggio ancora, Covid-19, nome da laboratorio occidentale, innanzitutto si direbbe la verità che rende liberi: la malattia viene precisamente dalla Cina. Poi si allontanerebbe il rigiro della frittata: adesso, secondo i cinesi, gli untori siamo noi, e fra poco cominceranno a chiamarla polmonite italiana, danneggiando ulteriormente il nostro settore turistico. Poi ci sarebbero meno ministri ammandorlati, sinizzati, grillini che si sdilinquiscono quando la Cina ci manda per propaganda qualche medico, che buoni, e ci vende qualche mascherina dopo che noi, a inizio emergenza, gliele avevamo regalate. Poi ci sarebbero meno statistici improvvisati, tesserati PCC ad honorem, dediti a confrontare i numeri dei morti italiani, tragicamente veri, con quelli dei morti cinesi, del tutto improbabili. Poi ci sarebbero meno amministratori leghisti, fratellisti e sinistri convertiti al maoismo, entusiasti dell’efficienza cinese, della disciplina cinese, del comunismo cinese capace, armi in pugno e spranghe ai portoni, di seppellire la gente nelle case (qualcuno c’è morto dentro). Basterebbe chiamare polmonite cinese la polmonite cinese. Individuando il vero colpevole finirebbe anche il bisogno, da parte dei politici e dei sudditi, di inventarsi colpevoli, capri espiatori, aggredendo cannibalisticamente ciclisti e podisti...