Il pranzo di Pasqua
Simboli, pietanze e vini da mettere in tavola per mangiare come dozzine di generazioni di cristiani
Ho preso l’agnello, mangerò come Cristo durante l’Ultima Cena e dozzine di generazioni di cristiani durante il pranzo pasquale, contribuendo inoltre a salvare un pastore (questo aspetto me lo ha ricordato il grande cuoco marchigiano Lucio Pompili). Ho preso l’uovo e mi dispiace che stavolta non sia di pasticceria (tutte chiuse per pandemia statalista) bensì industriale, ma almeno il simbolo c’è. Ho preso un grande pane, patriarcale. Ho preso il vino in cantina, bottiglie che mi ricordano i luoghi amati. Niente messa su schermo perché credo nell’incarnazione non nella televisione, e perché le scenografie alla Sorrentino non mi interessano nemmeno al cinema. Mi metterò una bellissima cravatta, la stessa che avrei indossato in chiesa. Farò il segno della croce prima di iniziare a mangiare. Nel bicchiere troverò Dio eterno e oblio temporaneo, che auguro a tutti.