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Il punto interrogativo del titolo è l’unica speranza contenuta nel nuovo libro di Giulio Meotti, “L’ultimo Papa d’Occidente?” (Liberilibri). Un po' di sano pessimismo ci voleva, dopo il vitreo ottimismo di chi enfatizza gli ascolti delle liturgie televisive (cristianesimo ridotto a spettacolo per gente che non ha nulla da fare). L’ultimo Papa è ovviamente Benedetto XVI che Meotti delinea come intellettuale tedesco, in rapporto con Habermas e, chi l’avrebbe detto, con Nietzsche. Ratzinger come profeta a cominciare dal tristissimo discorso radiofonico del Natale 1969 in cui annunciò il collasso cattolico. Ratzinger come dissidente, sconfitto nel mondo e nella Chiesa dal relativismo che aveva combattuto. “Altri pontefici verranno ma rischiano di essere post-europei e post-occidentali, perché l’Europa che ha prodotto Ratzinger sta morendo. Ci sono ormai più battesimi nelle Filippine che in Francia, Spagna, Italia e Polonia messe insieme”. Resta quel punto interrogativo che si erge solitario contro tutti i numeri, contro tutta la bibliografia del libro: un punto interrogativo che è la speranza teologale, la preghiera per un miracolo.