Il Papa ha scaricato non solo la Cei, pure migliaia di fedeli
Ci si ricordi che di Papi guastatori ce ne furono altri, e che la vigna dopo di loro tornò a fruttificare
Esortando dal pulpito di Santa Marta a dare a Cesare quel che è di Dio, ossia l’ubbidienza anche al divieto eucaristico, Papa Francesco non solo ha scaricato i poveri vescovi Cei, tutti patriottici ma non tutti sufficientemente proni, o pronati, visto che dopo cinquanta giorni di letargo avevano cominciato a sollevare qualche obiezione, evocando, gozzaniani e demodé, buone cose di pessimo gusto quali il rispetto di Concordato e Costituzione in materia di libertà di culto. Il Sommo Pontefice ha pure sconfessato migliaia di fedeli che in queste settimane hanno partecipato a messe clandestine, comunioni clandestine, riti clandestini (le Ceneri, le Palme…), i tanti laici, i molti frati, i parecchi preti che hanno animato una resistenza cattolica di cui si potrà dare conto solo quando sarà caduta in prescrizione. Da domani tutti questi cristiani o smetteranno di seguire Cristo, il suo “Fate questo in memoria di me”, o scaveranno ancora più in basso le loro catacombe. Io di ubbidire alla Chiesa di Stato non ci penso proprio, ma non ho nemmeno la vocazione del minatore, ho un grande bisogno di aria aperta. Mi limito a copincollare Dante su Papa Giovanni XXII: “Ma tu che sol per cancellare scrivi, / pensa che Pietro e Paolo, che moriro / per la vigna che guasti, ancor son vivi”. Dunque ci si ricordi che di Papi guastatori ce ne furono altri, e che la vigna dopo di loro tornò a fruttificare (nel frattempo mi faccio un giro in bici).