Un libro pericoloso anche limitandosi alle figure
Lo sguardo del critico d’arte Godfrey è lo sguardo dei critici e dei collezionisti di tutto il mondo, per i quali l’Italia è la nazione di Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Caravaggio, e stop
Non si legga “L’arte contemporanea. Un panorama globale” di Tony Godfrey (Einaudi). Non lo si sfogli nemmeno. E’ un libro che può risultare pericoloso anche limitandosi alle figure. Non vorrei accadesse ad altri quello che è successo a me: all’ennesimo Hi, Zu, Liu mi sono venuti dei dubbi, dei pensieri, e ho cominciato a suddividere gli artisti citati per nazionalità, e il risultato mi ha straziato. Tralascio i tantissimi americani, i tanti inglesi, la valanga di pittori tedeschi, e poi i numerosi giapponesi e i numerosissimi cinesi: presenze ovvie. Ma è possibile che gli artisti coreani, e perfino i thailandesi, siano il quadruplo degli italiani? Che gli indonesiani siano il triplo? Che i pachistani, i colombiani, i filippini siano il doppio? I filippini? Erano un popolo di domestici e oggi sono un popolo di artisti: fra poco saremo noi i loro camerieri... Si potrebbe benissimo accusare Godfrey di ignoranza, distrazione, italofobia. Ma non servirebbe a molto: lo sguardo del critico d’arte inglese è lo sguardo dei critici d’arte e dei collezionisti di tutto il mondo, per i quali l’Italia è la nazione di Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Caravaggio, e stop. Qualche raffinatissimo si spinge fino al nostro Novecento ma da almeno quarant’anni siamo usciti anche dai radar più sofisticati. Si lasci proprio perdere “L’arte contemporanea” di Tony Godfrey: per un italiano appena un po’ sensibile è un’istigazione al suicidio.