Ricordati di sanificare le feste
I cattolici dell’accoglienza sono diventati i cattolici della respingenza perché dentro lo erano già, il virus li ha solo rivelati
I cattolici dell’accoglienza sono diventati i cattolici della respingenza. All’ingresso delle chiese, in particolare delle parrocchie, in particolarissimo delle parrocchie con le bandiere della pace e le foto dei negretti, ormai ci mancano solo i cavalli di Frisia. Ho visto bizzoche scatenate gridare in mezzo alle navate, ho visto laici atteggiarsi a caporali ossia kapò, ho visto ostacoli e cartellonistica e tavoli e transenne, percorsi obbligati come quelli dei mattatoi (dopo la visita a un mattatoio c’è chi smette di mangiare carne, io ho smesso di entrare nei percorsi obbligati), e in un caso estremo e profano ho visto, anzi sentito, il campanello avvisaclienti, e non credevo alle mie orecchie: ho varcato la soglia di un tempio o di una ferramenta? “Ricordati di sanificare le feste” è il nuovo comandamento, si consuma molto gel ma si risparmia una T... I cattolici dell’accoglienza sono diventati i cattolici della respingenza perché dentro lo erano già, il virus li ha rivelati, e ho sentito odore di linciaggio quando domenica mi sono intrufolato un attimo, senza mascherina siccome non accetto la sottomissione della Chiesa allo Stato e non posso pregare “Il tuo volto, Signore, io cerco” (Salmi 27,8) se il mio volto nascondo. Dunque mi sono trasformato in cattolico feriale, entro nelle chiese quando non c’è nessuno, quando nessuno mi vede, per chiedere al Crocifisso che perdoni l’inosservanza del precetto festivo. E la mia repulsione verso parrocchiani troppo entusiasti di organizzare posti di blocco.