Morgan, insostituibile campione del distanziamento asociale
Leggo “Essere Morgan” e mi commuove il suo bisogno di torri d’avorio, l’enfatico elitismo, la dichiarazione di appartenenza a una razza superiore e semi-estinta di artisti inarrivabili
“L’arte ha a che fare con l’insostituibilità, tutte le altre attività umane no”. Sempre alla ricerca di definizioni, figurati se mi lascio scappare la definizione di arte che trovo in “Essere Morgan”, libro per l’appunto di Morgan pubblicato dalla Nave di Teseo. Mi piace il neo-maledettismo, l’assurdo, sfrenato romanticismo di questo musicista molto Bowie e un po’ Beethoven, con qualcosa di Wagner e parecchio di Piero Ciampi. E mi diverte il suo brianzolo oscillare tra il modello-Baudelaire e il modello-Bauscia. Leggo “Essere Morgan” riascoltando “Altrove” (canzone che nel 2003 trovai pretenziosa mentre oggi mi sembra bellissima) e mi commuove il suo bisogno di torri d’avorio, l’enfatico elitismo, la dichiarazione di appartenenza a una razza superiore e semi-estinta di artisti inarrivabili: si riconosca in Morgan l’insostituibile campione del distanziamento asociale.