Il blackout della ragione di alcuni artisti italiani su Instagram
Quando a dozzine hanno postato un quadrato nero contro il razzismo della polizia Usa, ciechi di fronte alle molte sfumature della faccenda, ho avuto pena per loro
Tutti parlano di un razzismo anti-neri serpeggiante nella polizia americana. Non lo so, non abito in America. Nessuno parla del razzismo anti-bianchi dilagante nell’arte internazionale. Questo invece lo so perché leggo libri e sfoglio cataloghi e vedo come negli ultimi anni molti artisti neri siano stati valorizzati proprio per il colore della loro pelle, grazie a un razzismo speculare rispetto a quello dei razzisti vecchia scuola. Ovviamente togliendo spazio ad artisti bianchi e dunque inutili ai fini della strumentalizzazione politica dell’arte. Per fare dei nomi: se domattina Tacoumba Aiken e Sadie Barnette e Kehinde Wiley e Lauren Woods si svegliassero sbiancati non se li filerebbe più nessuno... E così quando dozzine di artisti italiani hanno postato su Instagram un quadrato nero contro il razzismo della polizia Usa, alcuni di loro anche amici, alcuni di loro anche bravi ma tutti in preda a un violento contagio mimetico, a un blackout della ragione, e dunque ciechi di fronte alle molte sfumature della faccenda (a cominciare dai saccheggi, dalle censure, dalle violenze perpetrate dai cosiddetti antirazzisti), ho avuto pena per loro e avrei voluto gridare: guardatevi allo specchio, la carriera di vittime vi è negata! Una mostra in un importante museo americano non la farete mai! Rimarrete confinati nel vostro piccolo ghetto nazionale! Ma ho taciuto per non essere linciato.