Nicola Verlato è l'anti Banksy
“L’iconoclastia è eguagliamento” ha scritto il veneto filosofo Andrea Emo: si ammiri in Verlato l’eroica tensione alla distinzione
Gli iconoclasti hanno come artista-guida Banksy, gli iconoduli abbiano come artista-guida Nicola Verlato. Il veneto pittore ha appena terminato “Autodafé occidentale”, quadro che raffigura un uomo trafitto in mezzo alle rovine della classicità. Non esiste in Italia, ma che dico in Italia, nel mondo, un artista più consapevole del momento storico-iconologico. “L’iconoclasta anglosassone è paradossalmente il più fervido credente nel potere dell’arte, egli ritiene che le sculture possano perpetuare il male che le persone ritratte hanno prodotto nel passato. Questi bigotti puritani provengono da culture primitive”, mi scrive affranto per le statue abbattute o danneggiate dai nuovi vandali, in verità non tutti anglosassoni (ma davvero quasi tutti anglofoni e tutti anglosferici) visto che ormai se la prendono pure col Montanelli di via Palestro. “Le immagini dipinte e scolpite e collocate in spazi pubblici danno senso ai luoghi e ci radicano in essi...”. Verlato, campione della pittura forte, non fa che dipingere figure che sembrano sculture nel tentativo di riallacciare l’arte contemporanea al Rinascimento e al mondo greco-romano, rimettendo al centro non le razze e le masse bensì l’uomo. “L’iconoclastia è eguagliamento” ha scritto il veneto filosofo Andrea Emo: si ammiri in Verlato l’eroica tensione alla distinzione.