Per Montanelli un monumento non basta, ce ne vogliono due
Grazie ai nuovi vandali, ai razzisti anti bianchi mi sono riletto di corsa “XX Battaglione eritreo”. Un libro magnifico del nostro migliore scrittore di guerra
Grazie ai nuovi vandali, agli iconoclasti, ai razzisti anti bianchi mi sono riletto di corsa “XX Battaglione eritreo” di Indro Montanelli. Un libro fuori catalogo reperibile usato (anche 300 euri la prima edizione del 1936 mentre la mia, Rizzoli 2010, si trova a 8 e mezzo più spese di spedizione). Un libro magnifico che è un monumento di Montanelli al sé stesso scrittore di guerra, insomma il nostro Hemingway. L’ho letto di corsa pensando a “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury (poi film di Truffaut), sentendo avvicinarsi le orde dei bruciatori di libri, il tempo in cui possedere volumi come questo sarà un reato. In effetti di passaggi incandescenti ce ne sono ma non voglio facilitare il lavoro di censori e rovesciastatue. Si procuri “XX Battaglione eritreo” il lettore che cerca una letteratura virile, molto difficilmente reperibile fra gli autori italiani odierni. Vi troverà meraviglie consimili: “Non dimenticherò, finché io viva, il XX e la lezione umana del maggiore Gonella. Vi ho imparato qualcosa, a una scuola di esempi immediati, che invano avrei cercato fra le ghenghe romane o parigine, fra le coltri di poetesse uterine o fra i lacci d’intellettuali castrati”. (Per un Montanelli di tal fatta un monumento solo non basta, ce ne vogliono due).